In questa guida spieghiamo come valutare il preventivo di un prestito.
Quando si richiede un prestito, la cosa da non fare è rivolgersi alla prima banca o società finanziaria nella quale ci si imbatte senza essersi informati sulle condizioni legate al finanziamento. Non basta affidarsi a quanto ci dirà in sede di richiesta il funzionario dell’istituto, in quanto si tratta sempre della controparte, che nel migliore dei casi cercherà di minimizzare gli aspetti poco positivi o apertamente rischiosi del contratto che si vorrebbe accendere.
Vediamo allora cosa bisogna fare. In primo luogo, fare un giro delle diverse banche presenti sul territorio e dare un’occhiata anche alle agenzie finanziarie, perché queste ultime erogano spesso finanziamenti più allettanti per il credito al consumo e presentano una vasta gamma di offerta. In verità, non è più necessario nemmeno perdere tempo e compiere la fatica di recarsi presso le diverse sedi, perché anche semplicemente visualizzando le offerte online si riesce ad avere un panorama completo dei finanziamenti disponibili e delle annesse condizioni. In molti casi è, addirittura, possibile persino richiedere direttamente i prestiti su Internet, senza muoversi minimamente da casa.
Detto ciò, in ogni caso è sempre consigliabile fare richiesta di un preventivo. Si tratta di un documento informale, che l’istituto di credito è tenuto a trasmettere al cliente su sua sollecitazione e che non vincola in alcun modo quest’ultimo a contrarre.
Il preventivo è, in buona sostanza, un opuscolo cartaceo o anche solo elettronico, nel quale sono elencate tutte le condizioni contrattuali relative al finanziamento. Se lo si richiede online, si richiede spesso l’indicazione delle proprie generalità, dell’indirizzo mail e a volte anche delle condizioni economiche proprie e del nucleo familiare. Molti utenti sono dubbiosi davanti alla richiesta di informazioni, perché temono che si tratti di una violazione della loro privacy, o peggio, di un passo vincolante per la successiva contrazione del finanziamento.
Nulla di tutto ciò. Queste informazioni vengono richieste essenzialmente per due ragioni, evitare che chiunque, senza interesse, richieda un preventivo, facendo una selezione così tra gli interessati, anche solo minimamente, e non, ottenere alcune informazioni essenziali per l’erogazione del finanziamento, le cui condizioni possono dipendere proprio dallo stato economico del richiedente.
Facciamo un esempio per capire meglio, poniamo che Tizio sia un disoccupato, che abbia bisogno di poche migliaia di euro di liquidità e chieda alla banca X un preventivo per un finanziamento. Supponiamo che la banca invii online all’indirizzo mail dell’interessato il preventivo, nel quale compaiono le condizioni contrattuali e che, tuttavia, il prestito non sia disponibile per i clienti diversi dai lavoratori dipendenti e assunti a tempo indeterminato. Indicando lo stato disoccupato nell’apposita casella sulla condizione professionale attuale, probabilmente gli sarà subito segnalato che tale finanziamento non sarebbe disponibile e, pertanto, il richiedente comprende subito che non varrebbe nemmeno la pena di visionare il preventivo, se sprovvisto di un’adeguata garanzia alternativa. Oppure, la banca potrebbe inviargli un preventivo più adatto alle sue condizioni, più alla sua portata, in modo da non restare sul generico.
Dunque, la richiesta di questi dati è un fatto positivo per il cliente, che potrà così ottenere con maggiore probabilità informazioni più personalizzate.
Una volta venuti in possesso del preventivo, vediamo quali sono i dati ai quali bisogna prestare attenzione. Certamente, quelli finanziari, anzitutto. Due sono i numeri da guardare, il TAN e il TAEG. Essi ci forniscono nell’immediatezza il costo del prestito, l’onere da sostenere per attingere alla liquidità richiesta.
Il TAN, Tasso Annuo Nominale, sintetizza il tasso applicato dall’istituto, rapportato all’anno. Un TAN del 5% significa che sul prestito viene applicato un tasso netto del 5% su base annua. Tuttavia, esso non esaurisce l’intero costo del finanziamento, per cui ci sovviene in aiuto il TAEG, Tasso Annuo Effettivo Globale, che si trova anche nella denominazione ISC (Indicatore Sintetico del Costo). Il TAEG comprende il TAN e tutte le altre spese da sostenere, come quelle per l’istruttoria.
Dunque, per capire quale sia il costo complessivo, bisognerà guardare proprio al TAEG, in quanto esso ci fornisce un’idea veritiera di quanto dobbiamo sborsare, oltre al rimborso del capitale ottenuto. Visto che i costi diversi dal tasso sono generalmente fissi, essi tendono ad incidere di più sui prestiti di importo minore. La conseguenza è che il TAEG risulta essere sempre superiore al TAN, tranne in rari casi promozionali, i famosi prestiti a tasso zero, e il divario con questo tende a crescere con la riduzione dell’importo del finanziamento.
TAN e TAEG potrebbero variare, anzi lo fanno, in genere, in relazione alla durata dell’ammortamento. Un prestito a 10 anni è meno costoso di uno a 30 anni, perché il creditore tende a chiedere sul secondo un tasso maggiore. Il TAEG, tuttavia, cresce di poco con l’aumentare degli anni dell’ammortamento, le altre spese restano sostanzialmente fisse, diversamente dal TAN.
Nel preventivo, si leggerà quindi l’importo della rata periodica, se il tasso applicato è del tipo fisso, lungo l’intero periodo dell’ammortamento. In conseguenza di quanto detto sopra, la rata di un prestito di 20 anni sarà di importo maggiore della metà di quella di un prestito di 10 anni, perché sulla seconda quasi certamente graverà un TAN più elevato.
Passiamo ora a un altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione nel preventivo: il tipo di tasso. Attenzione, specie quando si contrae un mutuo, a non incappare in errori grossolani. Il tasso fisso garantisce una rata costante lungo l’intera durata dell’ammortamento, ma non permette di sfruttare le opportunità derivanti dal calo dei tassi sul mercato. Un tasso variabile, invece, consente al debitore di sfruttare tali possibilità, ma presenta il rischio di una lievitazione della rata, quando il mercato va nella direzione avversa.
Esistono, però, diverse soluzioni miste, come quella di un mutuo a tasso variabile con cap, che limita il tasso massimo, quindi, anche l’importo della rata, oltre un certo livello. Oppure, si ha la possibilità di passare ogni tot anni dalla formula del tasso fisso a quella variabile e viceversa, in modo da restare sempre avvantaggiati, indipendentemente dalle variazioni sui mercati. Infine, esiste il mutuo a tasso variabile, ma con rata costante: quando i tassi aumentano, si allunga il periodo dell’ammortamento, mentre quando i tassi diminuiscono, questo si riduce.
Verifica, infine, che il finanziamento sia accessibile, anche in assenza delle garanzie economiche minime da parte del contraente, esibendo una garanzia personale o reale, avendo cura di leggere le condizioni annesse per questi casi.
La garanzia personale è quella prestata da un terzo soggetto, il cosiddetto fideiussore, che si vincola ad assicurare al creditore il rispetto di tutte le scadenze e l’integrale rimborso del finanziamento. Il garante deve a sua volta godere delle condizioni minime sul piano economico-patrimoniale, le stesse sollecitate al debitore principale. La garanzia reale consiste, invece, nell’iscrizione di un’ipoteca su un immobile di proprietà, tale che esso possa essere venduto all’asta dal giudice, su richiesta dell’istituto di credito, per i casi di inadempienza contrattuale.