In questa guida spieghiamo in modo dettagliato cosa sono i prestiti per i protestati.
I protestati sono soggetti deboli sul mercato del credito, perché considerati a rischio per le banche e le società finanziarie. Si tratta di persone, infatti, che hanno avuto di recente esperienze negative con il rimborso di finanziamenti, mutui o con l’emissione di un assegno o di una cambiale. Si considera protestato, infatti, chi non ha adempiuto al rimborso integrale di un prestito, dopo avere saltato almeno due rate mensili consecutive, chi abbia emesso un assegno scoperto, ovvero senza la relativa copertura del conto corrente collegato, o chi non abbia onorato una cambiale alla scadenza.
In tutti questi casi scatta la segnalazione, non sempre automatica, alla Centrale Rischi Finanziari e all’Ufficio provinciale della Camera di Commercio territorialmente competente. Essa viene resa pubblica negli appositi registri, per cui quando una banca o una finanziaria si trova davanti a una richiesta di prestito, accede alla banca dati del Crif e verifica di essere in presenza di un soggetto affidabile o meno, dopo avere ottenuto dal cliente la dovuta autorizzazione al trattamento dei dati personali. Se compare la segnalazione come protestato, è raro che il finanziamento venga concesso.
Vediamo che cosa bisogna fare allora. Evitare, come prima cosa, di disperarsi, perché i protestati sono certamente sgraditi a ogni creditore, ma negli ultimi anni, a causa della crisi finanziaria ed economica, sono diventati una categoria sempre più numerosa, dato che molte famiglie, anche in buona fede, non hanno avuto la possibilità di onorare i debiti contratti. Per questo, è previsto anche per loro l’accesso al credito, attraverso finanziamenti più flessibili, chiamati prestiti per protestati.
Uno di questi è la cessione del quinto dello stipendio. Fino a una decina di anni fa, questo tipo di prestito era relegato ai soli dipendenti statali, mentre successivamente le norme hanno esteso la sua erogazione anche a tutti gli altri lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato. In che consiste la cessione del quinto. Un lavoratore dipendente cede a garanzia la sua busta paga e il datore di lavoro è costretto a prelevare mensilmente la rata del finanziamento dallo stipendio erogato al lavoratore, accreditandolo automaticamente all’istituto creditore. Di fatto, il datore di lavoro non può esimersi dall’incombenza, perché è costretto a accettare dalle norme in materia.
La rata mensile non può superare l’importo di un quinto del reddito al netto delle imposte e dei contributi previdenziali, da qui il nome. Qualora il rapporto di lavoro si interrompesse per, a garanzia del credito si ha il Trattamento di Fine Rapporto maturato in favore del dipendente. Dunque, le garanzie sono così solide, che di fatto possono accedere a questi finanziamenti anche i protestati, in quanto non ci sarebbe alcun modo per loro di fare eventualmente i furbi e di non onorare le scadenze. La cessione del quinto può avere una durata quinquennale o decennale e può essere rinnovata alla scadenza o estesa temporalmente, in quest’ultimo caso, però, a patto che sia già stato rimborsato il 40% delle rate inizialmente previste. Quanto ai limiti di età, la cessione del quinto è richiedibile da tutti, sempre che la sua durata non travalichi il termine, a decorrere dal quale il lavoratore maturerebbe i requisiti per il termine del lavoro.
Possiamo capire, quindi, perché la cessione del quinto sia così diffusa. Nei fatti, può essere richiesta da tutti, cattivi pagatori e protestati inclusi, sempre che siano in possesso di una busta paga. Quindi, a restare esclusi dall’accesso a questo tipo di finanziamento sono i lavoratori autonomi, i liberi professionisti, gli imprenditori, i disoccupati, gli studenti e le casalinghe.
Se un protestato è sprovvisto della busta paga, il discorso cambia, perché è evidente che egli non potrà più fare affidamento sulla cessione del quinto dello stipendio.
Prestiti per i protestati senza busta paga
Un protestato che non abbia la garanzia della busta paga è un soggetto per nulla appetibile sul mercato del credito, in quanto presenta un doppio rischio, uno legato all’assenza di un reddito prevedibile a copertura delle rate che dovrà rimborsare per il prestito ottenuto, l’altro è legato alla sua storia creditizia negativa. L’unico modo che ha per cercare di ottenere un finanziamento, quindi, è di prestare all’istituto una garanzia alternativa, sia essa reale o personale.
Per garanzia reale si intende che il protestato fa iscrivere un’ipoteca su un immobile di proprietà. Qualora non dovesse rimborsare per intero il debito, il creditore ha la possibilità di rivolgersi al giudice, chiedendogli di mettere all’asta l’immobile, in modo da potersi soddisfare con il ricavato della vendita.
In alternativa, o anche insieme alla garanzia reale, il protestato potrebbe anche esibire la doppia firma, ossia una fideiussione. Si tratta della possibilità di farsi garantire da un terzo soggetto, il quale deve necessariamente godere di quei requisiti reddituali e patrimoniali richiesti al debitore principale. Il fideiussore firma in favore del finanziamento, impegnandosi ad accertarsi che ogni scadenza sia onorata e che tutto il debito sia, quindi, rimborsato.
Nel caso in cui risultasse che una o più scadenze non siano state rispettate, al pari del debitore principale può essere segnalato al Crif come cattivo pagatore o protestato, a nulla valendo eccepire di non essere stato al corrente del mancato pagamento, in quanto egli si è impegnato a garantire che ogni scadenza fosse saldata nei termini previsti. Per questo, quasi sempre a fungere da fideiussore è un soggetto molto vicino al debitore, ovvero uno in grado di controllarne i movimenti e con il quale intercorre un certo rapporto di fiducia. Parliamo di un parente stretto di un amico molto caro.
Dunque, un protestato senza busta paga, ma lo stesso discorso varrebbe per qualsiasi altro cliente, può accedere al mercato del credito, a patto di esibire almeno una garanzia alternativa.
Prestiti a protestati senza garanzie
Vediamo che cosa succede se un protestato non ha una busta paga e allo stesso tempo non è nemmeno in grado di esibire alcuna garanzia alternativa. La risposta appare scontata, non potrà ottenere un finanziamento. Nessuno mai presterebbe denaro a un soggetto, che non solo non è in grado di garantire per il rimborso del prestito ricevuto, ma che, addirittura, ha alle spalle un’esperienza negativa in fatto di adempimento a un obbligo finanziario.
A questo punto, l’unica soluzione sarebbe quella di provvedere alla cancellazione del protesto. Infatti, il protestato ha la possibilità di richiedere al Registro Protesti della Camera di Commercio la cancellazione della segnalazione, ma solo se ha provveduto entro un anno dalla scadenza dei termini al pagamento del creditore. In sostanza, dovrà presentarsi munito di marca da bollo e del titolo oggetto del protesto, nonché della liberatoria da questi firmata, nella quale si conferma che il debito è stato onorato e che null’altro è ormai dovuto nei confronti del debitore protestato.
Il Presidente della Camera di Commercio esamina la richiesta e nei successivi giorni provvede alla cancellazione del protesto dai registri pubblici, una volta accertatosi che il debito sia stato onorato.
Diversa è, invece, la procedura per i casi di saldo del debito a distanza di oltre un anno dalla scadenza dei termini. Qui, infatti, non è più possibile richiedere direttamente la cancellazione del protesto, in quanto bisognerà per prima cosa chiedere al Presidente del Tribunale territorialmente competente di ottenere la riabilitazione dal protesto. Il giudice, esaminata la documentazione attestante l’avvenuto pagamento, decide se riabilitare o meno il protestato. Qualora l’esito della sua decisione fosse favorevole, la riabilitazione sarà a sua volta il presupposto per chiedere la cancellazione del protesto dai pubblici registri.
Una volta avvenuta la cancellazione, le banche e le società finanziarie non sono più nelle condizioni di leggere presso i registri a cui hanno accesso la segnalazione del protesto, per cui potranno concedere il finanziamento al richiedente, sulla base delle altre condizioni economiche riscontrate.
La cancellazione dovrebbe avvenire automaticamente al trascorrere dei 5 anni dalla registrazione del protesto, così come a distanza di pochi giorni dalla richiesta del diretto interessato. Tuttavia, diverse associazioni dei consumatori hanno lamentato negli anni come la pratica sia tutt’altro che automatica e come i nominativi dei protestati continuino a rimanere segnalati oltre il periodo dovuto, di fatto contravvenendo alle norme in materia, nonché a quelle sul trattamento dei dati personali. Nel caso in cui si riscontri un tale disguido, si consiglia di segnalarlo agli interessati, chiedendo l’immediata rimozione del proprio nominativo dagli elenchi. Se il problema dovesse persistere ancora, si avrebbe titolo per un’azione legale, se non persino risarcitoria nei confronti degli inadempienti, dato il danno potenziale che si subisce, non solo sul mercato del credito, ma anche nei rapporti di affari, visto che nessun fornitore, consultando il Registro Protesti della Camera di Commercio, accetterebbe un pagamento dal protestato, diverso dal contante.
Prestiti a protestati con cambiali
Veniamo all’ultimo strumento al quale il protestato può ricorrere per ottenere un finanziamento, i prestiti cambializzati. Caduti in disuso fino a pochi anni fa, negli ultimi anni stanno riscoprendo una nuova linfa, a causa della grave crisi economica che ha colpito il nostro paese e che ha aumentato la platea dei soggetti alle prese con i problemi nel rimborso di un finanziamento o un mutuo.
I prestiti cambializzati o con le cambiali sono finanziamenti basati, appunto, sulla garanzia della firma delle cambiali da parte del debitore. Queste sono titoli esecutivi, che assegnano al titolare il diritto di escutere i beni del debitore nel caso di sua inadempienza.
Questi prestiti sono considerati quasi lo sbocco naturale di chi è stato oggetto di un protesto. Infatti, vi ricorrono spesso proprio loro, oltre ai cattivi pagatori, in quanto rappresentano in molti casi l’unica via per ottenere denaro sul mercato ufficiale.
Il cliente firma le cambiali e le consegna all’istituto, che eroga in cambio il finanziamento. Quando le rate vengono saldate, le cambiali sono restituite al debitore, come se fungessero, in effetti, da ricevute di pagamento. Anzi, il debito si considera formalmente estinto proprio quando tutte le cambiali sono tornate in possesso di chi le ha firmate.
Grazie alla solidità della garanzia, i prestiti cambializzati possono essere concessi anche ai protestati. Il fatto che questi prestiti siano garantiti dalla firma delle cambiali non implica che si possa fare a meno di qualsivoglia altra garanzia. Anzi, quella basilare della busta paga resta ugualmente richiesta in quasi tutti i casi. Dunque, per accedere ai prestiti cambializzati, il protestato dovrà lo stesso essere in possesso della busta paga. Qualora l’istituto lo consenta, si potrà esibire come alternativa il Modello Unico per i liberi professionisti, i lavoratori autonomi e gli imprenditori.
In sostanza, la prima cosa da verificare quando si richiede un prestito cambializzato è se esistono alternative alla busta paga, ovvero se il credito viene concesso anche ai soggetti diversi dai lavoratori dipendenti.
Visto che i prestiti cambializzati hanno rappresentato e continuare a rappresentare quasi esclusivamente la fonte di accesso al credito dei protestati, ovvero dei soggetti più a rischio, negli ultimi tempi gli istituti hanno iniziato a prendervi le contromisure, ad esempio, escludendo dall’erogazione di questi finanziamenti proprio coloro che risultano gravati da un protesto e sforniti della busta paga.
I requisiti di accesso ai prestiti con le cambiali si sono inaspriti, quindi, e ciò rappresenta una cattiva notizia per i protestati, che spesso non hanno alcuna reale alternativa, tranne quella di ricorrere alla firma di un amico o di un parente, come abbiamo visto sopra, oppure all’ipoteca di un immobile di proprietà.
Nonostante ciò, i prestiti cambializzati continuano ad essere di gran lunga la migliore speranza dei protestati di ottenere liquidità, anche se le cose si sono fatte meno facili. C’è da dire, però, che l’inasprimento ha riguardato un po’ tutta la clientela, in quanto con l’aumento esponenziale delle sofferenze sui crediti, le banche e le finanziarie hanno stretto i cordoni della borsa ed elevato i requisiti minimi richiesti per concedere un prestito.
Certo, arrivare a negare un prestito cambializzato a un protestato appare come snaturarne le qualità tipiche, per quanto sopra detto.
Non è detto, però, che tutti gli istituti pretendano la busta paga o chiudano ai protestati per l’erogazione di un prestito cambializzato. Il consiglio è di verificare tra le numerose alternative disponibili, specie da parte delle finanziarie, che si mostrano alquanto più fornite e flessibili delle banche sul tema.
In ogni caso, vanno considerati anche i costi per vedere se il gioco valga la candela. In quanto credito più a rischio, i prestiti cambializzati potrebbero prevedere un tasso d’interesse molto più elevato di altri prodotti disponibili sul mercato e con caratteristiche simili, anche se un protestato ha difficilmente la possibilità di scegliere tra varie opzioni.
Rispetto alla cessione del quinto, potrebbero risultare più onerosi, ma per chi è sprovvisto di busta paga non è dato l’accesso al primo.
Per concludere, i prestiti cambializzati restano la corsia preferenziale per l’accesso al credito dei protestati, ma meno che in passato e, in ogni caso, è richiesta sempre almeno la garanzia di base della busta paga, in assenza della quale o si esibisce una garanzia alternativa o si farebbe meglio a provvedere alla cancellazione del protesto dalle banche dati consultabili dai creditori. Non sempre questa opzione è possibile, dato che per farlo bisogna prima pagare i debiti pregressi e difficilmente chi richiede liquidità a un istituto ne ha da parte altra per soddisfare i vecchi creditori, altrimenti lo avrebbe già fatto.